Le bacchettate della Commissione Europea all’Italia arrivano anche in Puglia

*Le bacchettate della Commissione Europea all’Italia arrivano anche in Puglia: con 12.000 precari e un esercito di idonei ai concorsi non si possono rimbalzare le responsabilità. La UIL Scuola fa appello ai parlamentari pugliesi*

“Nella nostra regione, per l’anno scolastico appena cominciato, contiamo ben 12.029 contratti di supplenza su posti vacanti in organico, di diritto e di fatto, assegnati al personale docente e ATA, ai quali nei prossimi mesi se ne aggiungeranno altri in deroga”.
E’ l’appello lanciato dalla Uil Scuola Puglia ai parlamentari pugliesi, nel giorno in cui la Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia europea per l’abuso dei contratti a termine nel pubblico impiego e, quindi, del personale scolastico.
“Abbiamo più volte rendicontato alla politica – si legge ancora nella nota a firma del segretario generale della UIL Scuola Puglia, Gianni Verga – i costi irrisori che deriverebbero dalla stabilizzazione di tutti i posti vacanti, dal momento che gli stessi devono essere comunque, obbligatoriamente, coperti dai precari con pagamento di stipendi e di indennità di disoccupazione. Il costo della stabilizzazione per ogni precario, da noi  quantificato attraverso un recente studio, è di circa 720 euro, una briciola nel contesto di una finanziaria. È giunta l’ora di scorrere le graduatorie senza bandire inutili ulteriori concorsi, anche perché in quelle graduatorie ci sono, altresì, centinaia di precari che hanno garantito in questi ultimi anni il funzionamento delle scuole statali pugliesi”.
“I numeri ci dicono che, oggi, 1 docente su 7 e 1 ATA su 6 è precario. Infatti, allo stato attuale sono state assegnate 9.544 supplenze al personale docente su un organico complessivo di 68.843 unità e 2.485 al personale ATA su un organico complessivo di 15.119 unità. Un esercito di lavoratori precari, senza prospettive concrete per il futuro e privati della possibilità di progettare la propria vita familiare”.
“La verità – conclude Verga – è che sulla scuola si vuole fare cassa, anziché investire. Un vizio antico, che va controcorrente rispetto alle altre realtà europee dove la scuola, luogo di formazione della futura classe dirigente e delle prossime generazioni in generale, riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo del tessuto sociale ed economico”.