AUTORIZZATE 5171 IMMISSIONI IN RUOLO DOCENTI: PER LA UIL SCUOLA PUGLIA SOLO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE

Come avevamo pronosticato, dopo i risultati della mobilità del personale docente erano 5.171 le cattedre vacanti e buona parte di esse resteranno tali per assenza di aspiranti.
Solo proclami inutili del governo a esclusivo beneficio delle casse statali, che costringeranno anche quest’anno la Puglia a restituire centinaia di immissioni in ruolo per non aver accolto le nostre richieste.
Il segretario generale della UIL Scuola Puglia, Gianni Verga, commenta così la pubblicazione del contingente per le immissioni in ruolo del personale docente, pubblicato questo pomeriggio. A questi bisogna aggiungere qualche centinaio di posti finiti inesorabilmente in organico di fatto a causa delle tardive certificazioni a pensione acclarate dall’Inps dopo la mobilità.
“Con le modalità di assunzione previste nel decreto sostegni bis – spiega Verga – che non ha tenuto fede alle nostre richieste, considerato il numero di aspiranti presenti nelle graduatorie, non si riusciranno a coprire tutti i posti vacanti. I numeri sono allarmanti: 415 infanzia, 365 primaria, 1.241 primo grado, 2010 secondo grado e 1.159 sostegno.
Il dato provinciale prevede 1.768 (di cui 439 sostegno) in provincia di Bari/Bat, 677 Brindisi (di cui 183 sostegno), 1.092 Foggia (di cui 255 sostegno), 566 Lecce (di cui 85 sostegno) e 1.068 Taranto (di cui 233 sostegno). Naturalmente, questi numeri creano non poche difficoltà per il buon funzionamento e la stabilizzazione del sistema scolastico pugliese.
“Alla scuola non servono spot, ma occorrono provvedimenti seri, per evitare le centinaia di classi pollaio presenti in Puglia e il continuo avvicendamento di precari nelle aule scolastiche. Andavano poste in essere, sin da subito, le nostre proposte. Sul punto la Uil Scuola è stata chiara, conclude Verga: i due requisiti dell’abilitazione e dei tre anni di servizio andavano utilizzati disgiuntamente, se veramente ci fosse stata la concreta volontà di coprire tutti i posti vacanti. Invece, siamo indotti a pensare che la rigidità del reclutamento serve a risparmiare, ancora una volta, sul sistema d’istruzione, già fortemente penalizzato nell’ultimo decennio da tagli verticali e usato puntualmente come cassa di risparmio per altre misure”.